24/05/2012, Università degli Studi di Roma Tre
Journée d’étude organisée par Marco Piazza, le 24 mai 2012, Università degli Studi di Roma Tre
L’attualità di Rousseau non risiede forse a ben vedere nella permanente inattualità del suo pensiero, mai completamente riconducibile agli schemi e agli stilemi di un periodo, di un movimento filosofico, di un genere letterario consolidato? E le radici della fecondità del suo pensiero del soggetto, sia esso quello dell’autobiografia o quello della dimensione politica, sia esso quello musicale o quello giuridico, non vanno ricercate prima ancora che nelle singole proposte teoriche avanzate nel corpus della sua opera, nell’originalità stessa del tessuto della sua scrittura?
Il laboratorio autobiografico delle Confessions, delle Rêveries, ma anche dei Discours, dei Dialogues, e financo dello stesso Émile rinvia ancora oggi, al di là della sua novità sul piano prettamente letterario, a una trama di temi e di questioni che pongono interrogativi fecondi e tuttora aperti alla filosofia, che si manifestano in prima battuta nell’opposizione dialettica tra coppie di concetti quali essere e apparire, sincerità e menzogna, trasparenza e opacità, verità e finzione, scissione e unità dell’io ecc. Tanti e talora anche autorevoli sono stati i tentativi di trovare un’unità e una composizione in grado di superare queste opposizioni concettuali, cercando quasi sempre nel contempo di ridurre lo iato tra la vita e l’opera di Rousseau o perlomeno di fornire una chiave di lettura unitaria in grado di rendere ragione di entrambe. Alle interpretazioni psicoanalitiche del caso Rousseau si è contrapposta la lettura decostruzionistica della sua opera, che ha voluto separare nettamente il testo rousseauiano dalla vita del suo autore.
Esiste una prospettiva filosofica capace di guardare agli scritti di Rousseau in grado di evitare il doppio rischio di appiattirne l’originalità su una interpretazione eccessivamente sistematica o, al contrario, eccessivamente frammentaria, e nello stesso tempo in grado di non tralasciare di tenere sullo sfondo il rapporto autore-opera? Esiste un filo rosso che collega il Rousseau che scrive di sé con l’uomo che assume pseudonimi e ammira gli attori e i ciarlatani, con l’inventore del genere musicale del melologo e con il teorico dell’autenticità individuale e del contratto sociale? E con quali strumenti filosofici e concettuali è possibile rintracciarlo senza forzare il testo rousseauiano?
Nel suo riproporre stilemi e motivi settecenteschi da un’angolatura assolutamente nuova, che ha già i toni della sensibilità romantica, la modernità dell’opera di Rousseau non starà forse in una certa dissonanza delle voci e in un’apertura costante del discorso narrativo, al cui interno la duplicità e la contraddizione sono volta volta negate e riproposte, e in cui la figura del lettore o interprete assume un ruolo fondamentale e inedito?
Programma
Ore 9.45 – Sessione mattutina
Introduce e presiede Giacomo MARRAMAO (Roma)
0re 10.15
Barbara CARNEVALI (Paris), Rousseau, cinico romantico
Ore 10.45
Elio MATASSI (Roma), Note e sentimenti: il melologo tra parola e musica
Ore 11.15 Pausa caffè
Ore 11.30
Nathalie FERRAND (Paris), Rousseau e la riscrittura di sé: le ultime correzioni autografe su una copia ritrovata della Lettre à d’Alembert
Ore 12.00
Stefano POGGI (Firenze), Rousseau oltre la Manica e oltre il Reno
Ore 12.30 Discussione generale sulle relazioni della mattina
Ore 15.00 – Sessione pomeridiana
Presiede Elio MATASSI (Roma)
Ore 15.00
Elena PULCINI, (Firenze) L’amour propre e il cattivo riconoscimento
Ore 15.30
Alessandro FERRARA (Roma), Rousseau e la normatività dell’identità
Ore 16.00 – Pausa caffè
Ore 16.15
Marco PIAZZA (Roma), La camera oscura dell’interiorità e la reduplicazione di sé
Ore 16.45
Bartolo ANGLANI (Bari), Verso Stendhal. Sguardo, memoria, oblio nelle Confessions
Ore 17.15 – Discussione generale sulle relazioni del pomeriggio